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Giu 18, 2020 - BFC, Bologna, Calcio    Commenti disabilitati su VERSO BOLOGNA JUVENTUS

VERSO BOLOGNA JUVENTUS

Lunedì 22 giugno 2020 ore 21.45 Sky Sport BOLOGNA JUVENTUS Stadio Renato Dall’AraBologna Juventus

La Juventus esce sconfitta, ma solo ai rigori dalla finale di Coppa Italia e mentre Agnelli consegna sportivamente le medaglie ai giocatori del Napoli, insieme al sorridente De Laurentis, Rino Gattuso preparando una partita perfetta, risulta essere il grande vincitore del match. Non solo per le sue ultime vicende personali che lo hanno coinvolto emotivamente ma soprattutto sul piano sportivo e calcistico che con la sua grinta risolleva il Napoli dal caotico e difficile momento in cui si era trovato il club partenopeo con la precedente gestione dello staff di Ancelotti. Dimostrando inoltre di essere un allenatore in grande crescita.

In due partite la Juventus non segna gol ma non ne subisce. In questi primi incontri, dopo la ripartenza, la preparazione è studiata per resistere atleticamente fino a metà agosto e per affrontare partite ogni tre giorni, i risultati finali sono molto difficili da pronosticare. La Juve è una squadra organizzata per puntare al triplete, certo che il primo obiettivo è sfumato e con un Ronaldo che in due partite non va a segno, probabilmente si sfogherà nella prossima partita di campionato. I bianconeri raggiungono comunque il secondo posto in Coppa e sicuramente dovranno dare una risposta alla sconfitta della finale nel prossimo incontro.

Bologna JuventusLunedì 22 giugno 2020 alle ore 21,45 allo stadio Dall’Ara si affronteranno Bologna e Juventus. Sarà la prima partita del Campionato di massima Serie dopo la ripresa. Per i rossoblu che attualmente si trovano al decimo posto della classifica dopo 26 partite giocate, ovvero una in più rispetto alle altre squadre di quella zona di piazzamento. Ci sono nove punti dalla retrocessione e cinque dall’Europa con dodici incontri da disputare, tutto è possibile, anche in vetta che la differenza punti tra Juventus e Lazio è di un solo punto.

A Bologna, la Juventus dovrà riscattare la sconfitta e statisticamente scenderà in campo per travolgere la squadra Felsinea, che non ha ancora nessuna partita ufficiale all’attivo ma la preparazione sportiva di Mihajlovic darà i suoi frutti e la capolista avrà filo da torcere.

La formazione probabile potrà essere Skorupski in porta, Tomiyasu a destra, Danilo e Denswil centrali, Dijks a sinistra che ormai si è ripreso dal lungo infortunio; Medel e Poli al centro; Orsolini, Soriano, Sansone dietro a Barrow prima punta. Alcuni puntano su Palacio, Mbaye, Dominguez dal primo minuto. Vedremo in campo certamente chi sarà reputato più in condizione ottimale dall’allenatore. A disposizione Da Costa, Svanberg, Corbo Juwara, e Krejčí che potrebbe essere una valida opzione a Dijks. Bani, Santander e Schouten sono squalificati e Skov Olsen è fuori per almeno un mese per un infortunio. La Juventus non ha squalificati ma solo alcuni infortunati Khedira e Demiral, e Higuain.

Sotto le due Torri si respira dell’ottimismo, un po’ con la speranza di fare una buona prestazione, un po’ perchè il sogno di vincere contro la Juve non si avvera dal febbraio 2011 con la doppietta di Di Vaio e invece ce ne sarebbe un gran bisogno. I bolognesi però sono anche scaramantici e l’entusiasmo viene frenato dalla possibilità di subire un’umiliazione dovuta alla Juve che dovrà riscattarsi. Comunque vada speriamo sia una partita entusiasmante che tenga gli spettatori di Sky, incollati al televisore.

 

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Mag 18, 2020 - anni80, BFC, Bologna, Calcio, Serie A    Commenti disabilitati su Resilienza

Resilienza

resilienza

Era la metà degli anni ’80 e il calcio era uno sport diverso dal gioco dei nostri giorni. Giocavo a livello giovanile in una squadra di quartiere, tra quelle associazioni sportive nate tra i giovani che frequentavano una parrocchia, quelli che abitavano in zona oppure che venivano nella stessa scuola. Eravamo iscritti a un torneo under 15, in tredici giocatori, per cui non c’era la possibilità di un secondo cambio, quindi “palla lunga e pedalare”. In società giocava anche un’altra squadra, quella formata dai “bravi” con iscrizione al campionato allievi. Noi eravamo gli scartini.

Ci prese a mano un allenatore “Cecco” che ricordo con grande rispetto e ammirazione, era l’unico uomo che teneva il figlio in panchina e lo faceva giocare solo quando rendeva. Ci ha insegnato tanto sul mondo del calcio. Iniziato il campionato in sordina, partita dopo partita siamo diventati una squadra forte e temuta. Certo il livello era il Casalecchio, il Real Saragozza, il Villone, tutte squadre della periferia di Bologna e non la serie cadetta. A quei tempi in difesa c’era lo stopper e il libero. Io giocavo centrale ma spesso ero impiegato anche in fascia, essendoci carenza di atleti, durante i due gironi, cercavamo di farci trovare tutti a disposizione.

La prima squadra non ottenne dei grandi risultati e verso il termine del campionato avevamo ereditato alcuni loro giocatori. L’allenatore li tenne in panchina perché tramite quei tredici giovani atleti arrivammo primi a pari punti, con le nostre forze. Non era certo nostra intenzione condividere la vittoria che per meriti era solo nostra.

Il calcio è un gioco di squadra, per me è quasi impossibile descrivere cosa scatta nella testa delle persone quando decidono di vincere e che qualsiasi ostacolo sia superabile; che esista una barriera tanto alta che non si possa abbattere. Questa è la mentalità vincente, ma si crea solo in determinate condizioni che è necessario ricreare in ogni spogliatoio e mantenerle vive, sia a livello collettivo che individuale. Nel ciclo di un campionato è naturale che ci siano dei cali fisici e mentali, periodi difficili e pieni di difficoltà ed è necessario superarli. Occorre trovare la capacità di affrontarle, superarle, di resistere a questi traumi. In psicologia la parola che definisce questa attitudine a sopperire alle criticità è detta resilienza.

Il termine è stato inflazionato in questo periodo, l’ho sentito per la prima volta, pronunciato da Mister Mihajlovic quando prese in mano il Bologna, dopo il ciclo di Inzaghi che per certi versi fu disastroso. L’allenatore serbo iniziò ad allenare la squadra felsinea dopo la sconfitta contro il Frosinone a fine gennaio 2019. Salva i rossoblu, portandoli al decimo posto in classifica, centrando un record. Il calcio moderno ha tantissime componenti: Formazione, tattica, allenamenti e un pizzico di fortuna infatti all’esordio il 3 febbraio riesce a vincere 1-0 contro l’Inter al Meazza. Soprattutto il cambio di mentalità: la resilienza.

Questa capacità si allena, si attiva e si disattiva. Non è solo applicabile in ambito sportivo ma è anche la facoltà di organizzarsi dopo traumi subiti nella vita, come una separazione, un lutto, il licenziamento o gravi problematiche che creano squilibri. È complicato adattarsi in modo positivo facendo fronte a eventi tragici, serve un percorso lungo e difficile, meglio affidarsi a un professionista del settore. Insomma la facilità con cui adottiamo questo termine sia poi più complicato che metterlo in pratica.

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Mag 5, 2020 - Bologna, Calcio, cultura, made in italy, Serie A    Commenti disabilitati su Sport, allenamenti individuali

Sport, allenamenti individuali

calcioOggi, 5 maggio 2020 alle ore 15,00 iniziano a Casteldebole gli allenamenti ed è presente anche Mihajlovic. In questi giorni sembra che troppe persone stiano vivendo con molto entusiasmo la fine del lockdown, forse si dovrebbe lanciare un nuovo hashtag: #prudenzaecautela #sempreallerta se fossimo in Francia #jesuisprudence .
Il Governo ha autorizzato lo svolvimento degli allenamenti individuali, mantenendo una dovuta distanza fra gli atleti, che si dovranno presentare nei centri già in tenuta sportiva, quindi con il divieto assoluto di creare assembramenti.
Alcuni club di Serie A torneranno a correre sui campi all’aperto tra il 5 e il 6 maggio: Juventus, Atalanta, Lazio, Roma… Ogni società adotterà un metodo diverso, alcuni faranno visite mediche, alcuni non hanno ancora pianificato una data, altri propongono una base volontaria o facoltativa.
La base comune a tutti è il danno economico che ha colpito l’intero indotto. Le società dovranno risarcire i biglietti ai tifosi per non aver fruito dell’intrattenimento e moderare/rinnovare i compensi dei calciatori. I media televisivi hanno grosse difficoltà a onorare i contratti riguardanti i diritti. Possiamo immaginare e ipotizzare ogni possibile scenario, ma sono gli addetti ai lavori che dovranno inventarsi come fare fronte a questa grossa crisi epocale. È un argomento che può essere aggirato con frasi banali e populiste, ma la realtà è che il sistema economico è influenzato dal calcio in una fetta importante. Rappresenta per l’Italia, una delle prime imprese italiane per contributi al fisco, giro d’affari miliardario e prodotto interno lordo. Questo mi basta per capire che il Ministro Spadafora è poco credibile quando afferma che non attribuisce un’alta priorità a questo sport rispetto ad altri che hanno un giro di affari magari esiguo. Mi induce a pensare, invece, che lui al momento è il più alto mediatore tra tutte le società di Serie A e B, le associazioni di settore e senza dimenticarsi l’ambito internazionale ed europeo. Inoltre una decisione avventata potrebbe causare danni economici colossali o peggio infetti e malati.
Come sul metodo e l’organizzazione, tutte le società hanno esigenze e interessi diversi, legati alla ripresa, emergenza sanitaria a parte. Le decisioni daranno seguito a ricorsi, perché un beneficio per una società potrebbe risultare un danno per altre e viceversa. Sicuramente il Ministro ha scelto la strada della sensibilità umana, ponendo la domanda che potrebbe avere un riscontro immediato: Al primo positivo, che facciamo? (Come per esempio nella Bundesliga in Germania con dieci contagiati) Non è una riflessione banale, anzi #cautela. La Juventus sicuramente è intenzionata a continuare, per via delle coppe europee, infatti sono curioso di sapere, cosa accadrà per i quarti contro il Lione. Per via dell’attuale classifica, il Milan potrebbe trovarsi a rinunciare all’Europa il prossimo anno. Lazio e Inter avrebbero potuto giocarsi lo scudetto. Poi ancora chi potrebbe retrocedere ed essere promossa? Poco conta il risultato sportivo riguardo i tifosi, la decisione finale sarà relativa a grossi guadagni oppure a grosse perdite. Il Ministro sta facendo la cosa più condivisibile, prende tempo. Purtroppo per lui, dovrà prendere delle decisioni a riguardo la ripresa o meno. Dovrà seguire una linea politica in accordo con l’attuale Governo, non credo che la soluzione si possa trovare sottraendosi alle responsabilità ma prendendo una direzione. Quindi forza e coraggio, attendiamo il prossimo DPCM dove ci saranno le linee guida.

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Apr 28, 2020 - Calcio, Serie A    Commenti disabilitati su Cosa accadrà alla Serie A?

Cosa accadrà alla Serie A?

seriea1È possibile fare il punto della situazione?  Anche se i calciatori non potranno sputare in campo per ovvie ragione di salute pubblica, il campionato italiano potrebbe fermarsi e terminare con l’attuale classifica, oppure non essere assegnato perché incompleto. Alcune squadre hanno giocato anche una partita in meno. Lecce, Spal e Brescia saranno retrocesse? La Lazio poteva dare filo da torcere alla Juventus. Poi chissà quali scenari si sarebbero aperti per le squadre in corsa per l’Europa. Dal 4 maggio gli atleti professioni potranno allenarsi nei centri sportivi. Invece quali saranno le ipotesi per il 18 maggio, riguardo proprio gli sport di squadra? Sembra non ci sia ancora nulla di chiaro, neanche il contenuto del protocollo che sarà firmato con la FIGC. Ci vuole fermezza in questo momento ma anche cautela, i Ministri hanno il fiato sul collo. L’opinione pubblica invia tantissimi segnali e non sono milioni di input che confondono e basta. Per le società sportive si profila un danno economico senza precedenti, dovuto ai mancati incassi e per rifondere i tifosi e gli spettatori che non hanno goduto degli eventi. I diritti televisivi, gli ingaggi, tutto quello che rappresenta una voce di bilancio sono oggetto di discussione e preoccupazione. Danno che si propaga a tutto l’indotto che vive attorno al sistema calcio e che rappresenta una percentuale del PIL. Il Ministro Spadafora si trova di fronte alla scelta di riaprire o meno il campionato. Ha posto la domanda: Al primo infetto poi cosa succede? Le critiche si sprecano sui social, perché come nel primo conflitto in Italia ci dividiamo sempre tra interventisti e neutralisti. Non vorrei essere nei suoi panni. Il Governo fino a questo momento ha scelto di difendere i diritti di sicurezza sociale, dimostrando purtroppo diversi tentennamenti, ma chi può biasimarli, sono esseri umani e senza esperienza riguardo questa emergenza sanitaria mondiale. Rimane il dubbio e mille incertezze sul da farsi
Belgio, Olanda e Argentina hanno definitivamente sospeso il campionato, anche la Francia sembra aver preso la stessa decisione, almeno dovrebbe fermarsi fino ad agosto. Quindi rimane il grosso enigma delle decisioni che saranno prese riguardo le Coppe Europee. La Juventus è stata battuta agli ottavi dal Lione per 1 a 0, ma al Lione pare venga impedito la possibilità di giocare e allenarsi almeno fino ad agosto. Quindi chi passerà ai quarti? É tutto ancora avvolto nella nebbia. Quali decisioni prenderanno per la Lega Spagnola e per la Premier League?
Ognuno di noi ha un’idea unica e irripetibile. Grazie alla diffusione della cultura, ogni idea e pensiero è sicuramente frutto di un ragionamento razionale e con un profondo senso di umanità, ma nessuno ha la sfera di cristallo. Le decisioni prese avranno conferme con il trascorrere del tempo. Certo che in palio ci sono migliaia di vite umane e la salute di tantissime persone. Una cosa è certa del servizio sanitario italiano ci possiamo fidare, da qui emergerà il rimedio a questa crisi.
seriea
Gli italiani saranno sempre divisi tra interventisti e neutralisti. Visto che a tutti gli effetti siamo ancora parte di una comunità chiamata Europa e il campionato italiano ne prescinde per le coppe e per ciò che decidono gli altri paesi come ad esempio Olanda e Belgio.
Sarebbe da prendere una decisione unica, comune e definitiva. A livello politico la pressione di alcune società è molto forte, soprattutto da parte di quelle squadre che si stanno giocando una finale di Champions League. Queste decisioni tardano ad arrivare perché in ballo ci sono gli interessi di pochi.

Apr 28, 2020 - Calcio, Finali Mondiali    Commenti disabilitati su SPAGNA CAMPIONE

SPAGNA CAMPIONE

FINALI MONDIALI IN SUD AFRICA 2010

Sud Africa 2010Chiusa l’era Trapattoni, anche per le modeste prestazioni dei Campionati Europei del 2004 disputati in Portogallo, la Nazione azzurra viene gestita dal Commissario Tecnico Marcello Lippi. Nei primi due anni il percorso è coronato dalla vittoria in Germania del Mondiale 2006.
I casi della sorte: il Mondiale organizzato in Italia nel ’90 è vinto dalla Germania e la competizione organizzata dai tedeschi nel 2006 è preda degli azzurri, come a scambiarsi il favore. Lippi ha dimostrato essere un grande allenatore ma dopo la vittoria, lungo il suo percorso trova uno ostacolo molto difficile da superare: La Spagna.

Il calcio spagnolo dopo un ciclo lungo e complicato si affermano in campo internazionale. Le furie rosse vincono i Campionati Europei nel 2008 eliminando agli ottavi gli azzurri di Marcello Lippi ai calci di rigore. Nel 2012 la Spagna vince ancora una volta il trofeo Europeo infliggendo un secco 4 a 0 alla nazionale azzurra, questa volta allenata dal CT Cesare Prandelli.

Nel 2010 riescono nella grande impresa di aggiudicarsi la Coppa del Mondo. L’ennesima finale risolta per 1 a 0 ai stempi supplementari. A regalare la grande gioia agli spagnoli è il gol di Iniesta un tiro diagonale dalla destra che batte Stekelenburg al 116 minuto.

La Spagna allenata da Del Bosque schiera un 4-2-3-1. Casillas tra i pali, S. Ramos, Piqué, Puyol, Capdevila, Busquets, Xabi Alonso, Pedro, Xavi, Iniesta,Villa. In panchina ci sono Reina, Valdes, Albiol, Marchena, Arbeloa, Martinez, Navas, Silva, Mata, Llorente, Fabregas e Torres.
Con lo stesso modulo l‘Olanda propone: Stekelenburg, Van der Wiel, Heitinga, Mathijsen, Van Bronckhorst, Van Bommel, De Jong, Robben, Sneijder, Kuyt, Van Persie. A disposizione ci sono: Vorm, Broschker, Boulahrouz, Ooijer, De Zeeuw, Schaars, Babel, Afellay, Huntelaar, Braafheid, Elia, Van der Vaart. Il CT è Van Marwijk. In tribuna c’era anche Nelson Mandela ad assistere alla finale.

La partecipazione al Mondiale 2010 è iniziata con una sconfitta per la Spagna che ha perso contro la Svizzera, ma successivamente le vince tutte quante: Honduras, Cile nella fase a gironi poi Portogallo, Paraguay e Germania. L’Olanda non ha perso un colpo, nove punti conquistati nel girone poi la vittoria contro Slovacchia, Brasile, Uruguay. Sarà destinata per la terza volta a classificarsi seconda. La finale è stata una partita equilibrata e spigolosa, come altre finali in stallo per la maggior parte del tempo regolamentare. Poi l’espulsione per somma di ammonizioni di Heitinga, ha fatto emergere il gioco spagnolo. Una vittoria di misura che basta a vincere il primo trofeo mondiale.

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Apr 26, 2020 - anni 90, anni80, Baggio, BFC, Bologna, Calcio    Commenti disabilitati su I NUMERI DELLA SERIE A: LO SCUDETTO

I NUMERI DELLA SERIE A: LO SCUDETTO

numeriIl calcio moderno nasce in Inghilterra nella seconda metà dell’800, in un pub di Londra il Freemasons’ Tavern Great Queen Street. A incontrarsi sono i delegati di undici squadre, fondano la Football Association e si accordano sul primo regolamento ufficiale la data riportata è il 26 ottobre 1863. Viene distinto dal rugby in cui si vuole mantenere sia l’uso dei piedi che delle mani. Dai regolamenti di allora si evince che il calcio conserva ancora le caratteristiche di gioco molto spigoloso, infatti vengono tollerati calci e sgambetti ai possessori di palla. In Inghilterra lo sport si espande a macchia d’olio, viene praticato dagli studenti universitari. In Italia l’organizzazione del primo campionato risale al 1898. I primi tre campionati li vince il Genoa, ma a parteciparvi sono solo quattro squadre di Torino poi di Milano.

La Juventus ha vinto trentacinque titoli ufficiali, è ormai nota la revoca dello scudetto 2004-2005 dovuta allo scandalo “Calciopoli” del 2006 in cui si sono state coinvolte diverse squadre del campionato italiano. A eguagliare questo numero sono la somma delle vittorie delle due milanesi, che risultano essere diciotto a testa. L’Inter è l’unico club che non ha mai disputato la serie cadetta e come il Sassuolo non sono mai retrocessi. Il record per le vittorie consecutive è dei bianconeri che dal 2012 vincono il tricolore ogni anno. Il Genoa ha vinto nove scudetti, sei edizioni delle prime sette, in seguito se ne aggiudica altri tre.

Il Torino e il Bologna hanno entrambi vinto sette scudetti. Il torneo 1926-27 è stato oggetto del primo scandalo legato al calcio in quanto alcuni campioni hanno fatto in modo di perdere le partite per far vincere il Torino per ovvi motivi di denaro. Il Bologna anche se si classifica al secondo posto, si decide che il titolo non viene assegnato in quanto il torneo risulta falsato, ancora oggi dopo quasi un secolo è un tema dibattuto. A Bologna il 29 maggio 1927 è stato inaugurato il Litorale. Dal 1983 la struttura sportiva porta il nome di Renato Dall’Ara, il presidente morto il 3 giugno 1964, tre giorni prima la conquista dello scudetto della sua squadra. Infatti il Bologna il 7 giugno 1964 vincendo lo spareggio contro l’Inter per 2-0 si aggiudica il titolo.

Il Campionato del Bologna 1963-64 rappresenta il più alto ricordo tra i tifosi nati intorno agli anni cinquanta, che rammentano la formazione a memoria: Negri in porta Furlanis, Pavinato, Janich, Tumburus, Fogli, Bulgarelli, Perani, il tedesco Haller, il danese Nielsen, Pascutti; l’allenatore è Bernardini. Le immagini di quei momenti sono fissate nelle loro menti, diventano un’ancora per tornare indietro nel tempo, magari quando allo stadio ci andavano accompagnati dal padre. Il commento ricorrente è legato alla speranza di poter tornare a rivere quella gioia di allora che sembra essere più concreta dopo la presidenza Joey Saputo.

Anche la Pro-Vercelli vince sette scudetti e l’ultimo l’ottiene negli anni ’20. Il Casale vince nel 1914 e la Novese nel 1922. Nell’era moderna la classifica vede la Roma con tre; Napoli, Lazio e Fiorentina con due e con un titolo vinto, troviamo:

  • Il Cagliari di Gigi Riva vince il trofeo 1969-70 lasciandosi alle spalle Inter, Juventus e Milan, il Bologna si classifica decimo a pari punti con la Roma.
  • Il Verona allenato da Osvaldo Bagnoli compie un miracolo e si aggiudica il campionato 1984-85 Garella, Ferroni Volpati, Tricella, Fontolan, Briegel, Marangon, Fanna, Galderisi, Di Gennaro, Elkjær. Il Napoli acquista Maradona ma si classidica ottavo. La Juventus di Rossi, Boniek e Platinì giunge al sesto posto ed è concentrata sulla Coppa dei Campioni che arriva in finale contro il Liverpool. Purtroppo rimangono vividi in memoria i tristi eventi che hanno avuto luogo allo stadio di Bruxelles il 29 maggio 1985. Il Bologna arriva nono nella serie cadetta ma il 28 agosto 1985 riesce a battere il Verone Campione d’Italia nel Girone di qualificazione per la Coppa Italia ma non passa il turno.

 

La Sampdoria l’unico titolo lo vince nella stagione 1990-91. L’allenatore è il grandissimo Vujadin Boškov; la rosa è fenomenale: Pagliuca, Mannini, Invernizzi, Pari, Vierchowod, Pellegrini, Cerezo, Lombardo, Dossena, Vialli, Mancini. La Samp è prima davanti a Milan, Inter e Genoa. Il Parma di Nevio Scala è sesto. La Juventus è settima davanti a Napoli Roma Atalanta e Lazio. Il Bologna retrocede per la seconda e con la presidenza di Corioni e nel 1993 decretano il fallimento del club. Nel 1993 Giuseppe Gazzoni Frascara con alcuni imprenditori felsinei rilevano la società e fondano il Bologna Football Club 1909 ridando lustro alla squadra, portando in città giocatori del livello di Beppe Signori e Roberto Baggio.

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Apr 25, 2020 - BFC, Bologna, Calcio, Una Storia    Commenti disabilitati su 25 aprile – Mai così vicini

25 aprile – Mai così vicini

DINO FIORINI – ARPAD WEISZ

Questa è la storia di uno sportivo che si consuma quasi un secolo fa. È però tinta di giallo e dopo tanto tempo se ne parla ancora. Dino Fiorini nasce a San Giorgio di Piano il 15 luglio 1915. Ha una grande passione: il giuoco del calcio. È molto veloce e cresce nelle giovanili del Bologna. Debutta in Serie A contro la Pro Patria a diciassette anni e undici mesi. Viene impiegato come difensore di fascia sinistra, è rapido e ha importanti doti atletiche; lo immagino efficace come il miglior Mitchell Dijks dei nostri tempi.

Mai Così ViciniDino Fiorini debutta l’11 giugno 1933. In forze al Bologna ci sono Biavati, Sansone e Schiavio che realizza 25-30 gol a stagione. È una società che punta ai primi posti in classifica. L’allenatore è un conte Ungherese: József Nagy. Il Bologna vince e diverte. Nel campionato di Serie A 1931-32 è secondo. Nel 1932 vince la Coppa dell’Europa Centrale, la Mitropa Cup.

La grande svolta della società avviene il 26 gennaio 1934, quando inizia la lunga presidenza Renato Dall’Ara. Il Bologna diventa campione della massima seria quattro volte nel decennio: 1936, 1937, 1939 e 1941. Nel 1937 vince il Torneo Internazionale dell’Expo Universale di Parigi, sconfigge i francesi del Sochaux, lo Slavia Praga e in finale segna quattro gol al Chelsea, subendone uno. È una vittoria rilevante, in quanto il calcio è un vanto e un’invenzione degli inglesi. Il Bologna diventa “lo squadrone che tremare il mondo fa!”

Nel 1935 il giovanissimo commissario tecnico del Bologna è Arpad Weisz. Nato in Ungheria, proveniente dall’Ambrosiana, dove ha vinto il torneo di massima serie nel 1930 e allenato un attaccante di pregio: Giuseppe Meazza. Weisz rimane a Bologna fino al 1938 prima di partire per l’Olanda. A causa delle leggi razziali trova rifugio nei Paesi Bassi allenando il Dordrecht. Purtroppo la storia ci ricorda che a quel tempo è considerato un crimine appartenere a una determinata etnia, viene arrestato e deportato prima a Westerbork poi ad Auschwitz dove muore tragicamente il 31 gennaio 1944. Quante gioie gli ha regalato il calcio e quante gliene ha tolte la crudeltà dell’essere umano.

Dino Fiorini è un incredibile terzino di fascia e Arpad Weisz lo descrive così: “Quando Fiorini salta per colpire il pallone di testa, sembra di vedere una scultura, talmente meraviglioso e perfetto è il suo stile” “Poderoso…Estroso…A tratti Insuperabile” “Ogni tanto adopera una finta con cui mette in imbarazzo i propri compagni di squadra” Quante gioie e quante soddisfazioni professionali. Quanti momenti vissuti in gruppo nello spogliatoio e quanti segreti.

Possibile che Dino Fiorini sia un militante scelto della Guardia Nazionale Repubblicana?
Si lo è! Proprio quel corpo dell’esercito che dà la caccia ai partigiani? Si proprio così!
Cosa significa essere schierato con i fascisti? Quindi avrebbe dovuto dar la caccia al suo allenatore? Durante gli anni del conflitto l’avrebbe dovuto portare in un campo di concentramento a morire di sofferenze e stenti? Qualcosa non torna. Dino Fiorini è stato ucciso a Monterenzio nel 1944 per mano della resistenza ma nei verbali, la moglie dichiara che Dino vuole unirsi a Mario Musolesi “Il Lupo” il comandante delle brigate partigiane.

In una bancarella in via Marconi, ho trovato un libro, scritto da Piero Stabellini è intitolato Dino Fiorini “Chi ha ucciso il terzino del Bologna?” È la ricostruzione storica biografica di questo atleta, un ragazzo che ha trovato la morte troppo presto, che le testimonianze di allora, non hanno chiarito i dubbi legati alla sua scomparsa. È deceduto per mano dei partigiani? Voleva unirsi a loro? Venne eliminato per motivi politici? È stato vittima di un omicidio passionale? Infatti aveva messo incinta la sua amante, una bolognese e il marito non si dava pace. Il corpo non è mai stato trovato. E’ possibile dare luce a quanto è successo?

È una storia tinta di giallo e dopo tanto tempo se ne parla ancora, soprattutto in giornate come questa, il giorno che ricorre alla Liberazione, Anniversario della Resistenza. La storia va studiata, capita, ricordata e mai rinnegata. Alcuni delitti non si cancelleranno mai. I fatti storici vanno analizzati, spiegati, studiati con metodo scientifico ma anche vissuti dal punto di vista umano. Il 25 aprile deve unire come ha fatto lo sport per tutte quelle persone. Mai così uniti, mai così vicini, come in questo periodo.

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Mai Così Lontani

Apr 24, 2020 - Calcio, Finali Mondiali    Commenti disabilitati su GERMANIA CAMPIONE

GERMANIA CAMPIONE

FINALI MONDIALI: BRASILE 2014

In Brasile2014 l’Italia non passa la fase a gironi. Nella prima partita gli azzurri vincono 2 a 1 contro Inghilterra ma prendono due rasoiate consecutive, perdendo per 1 a 0 contro Costarica e Uruguay, che invece superano il turno. L’Italia è tra le favorite, ma i numeri non bastano. Alcuni giocatori in rosa sono tra i più forti al livello internazionale, il blocco difensivo rodato della Juve: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, assieme a Marchisio e Pirlo, poi ancora Darmian, De Sciglio, De Rossi, Insigne, Balotelli, Cassano, Immobile. I nostri giocatori dal Paris Saint-Germain: Sirigu, Motta e Verratti, l’allenatore è Prandelli. Stessa sorte nel 2010 in Africa, l’Italia non passa la fase a gironi e i tifosi del Bel Paese hanno smesso di sorridere dalla vittoria 2006.

Germania Cammpione

Germania Cammpione

La Germania Campione del Mondo i Svizzera nel 1954, nel 1974 battendo in finale la temuta Olanda di Cruijff e infine a Roma per l’edizione Italia’90. Nel 2014 a ritmo di samba batte in finale l’Argentina del temuto Messi. Quanto è bella la rose tedesca del 2014? Neuer, Lahm,Boateng, Hummels, Höwedes, Kramer, Khedira,Schweinsteiger, Thomas Müller, Götze, Kroos, Mesut Özil, Klose e Podolski … L’allenatore è Joachim Löw. Nella partita inaugurale la Germania si impone sul Portogallo di Cristiano Ronaldo per 4 a 0. Subito chiariscono sul campo con chi avranno a che fare gli avversari che l’affronteranno. Muller si presenta con una tripletta. Si classifica prima nel suo girone pareggiando con Ghana e vincendo il match con gli Stati Uniti. Anche l’Argentina termina al primo posto a pieni punti, battendo in ordine Bosnia ed Erzegovina, Iran e Nigeria.

I giochi si fanno duri e l’Argentina passa i turni contro la Svizzera di Lichsteiner, Shaqiri, Dzemaili, Behrami e Inler. Vince contro il Belgio di Lukaku, Mertens e Hazard poi l’Olanda di Robben, Van Persie, Blind, de Guzman e Sneijder. La Germania invece riesce a vincere contro Algeria, Francia campione del mondo uscente. In semifinale la Germania impone una sconfitta storica al Brasile davanti al suo pubblico. Il Brasile perderà con l’Olanda per 3 a 0 anche la finale per il terzo e quarto posto. Vanno a segno Müller, Klose, Khedira, due volte Kroos e Schürrle e vincono 7 a 1. Il 2014 è l’anno della Germania. La finale è a Rio de Janeiro, l’arbitro è Nicola Rizzoli. Ai tempi supplementari Götze segna il gol che consacra la rappresentativa tedesca per la quarta volta campione del mondo.

Un match che non si sblocca nei tempi regolamentari e nemmeno sembra entrare mai nel vivo. Un incontro che non diverte. Le squadre rimangono in stallo per i due tempi, come nella Finale di Roma a Italia 90 sempre tra Germania Argentina, terminata 1 a 0. In quella partita gioca Maradona e si risolve a pochi minuti dalla fine, con un fallo di Sensini (difensore del Parma) su Völler in area e Brehme realizza il gol che regala la quarta coppa ai tedeschi. Capita spesso che le finali sono destinate a un gioco statico, di studio che si dilata anche per i due tempi, per paura di scoprirsi, di subire gol, di perdere, poi una sola porterà a casa la coppa. Anche in queste due finali la soddisfazione più grande l’hanno potuta provare solo i tedeschi.

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Apr 23, 2020 - anni 90, Calcio    Commenti disabilitati su FRANCIA CAMPIONE

FRANCIA CAMPIONE

FINALI MONDIALI RUSSIA 2018 – FRANCIA 1998

Quando l’Italia non partecipa ai Mondiali come è accaduto in Russia 2018, molti tifosi seguono  la competizione con poco interesse, altri la guardano con un senso di amarezza, pochi attendono fino alla finale con passione sportiva. Siamo tutti tifosi della Nazionale e non siamo gli unici. Paolo Rossi segnò tre gol ai Carioca nel 1982. Qualche anno dopo, era in Brasile e un tassista, avendolo riconosciuto, gli imponeva di scendere dalla vettura immediatamente. Tutto il mondo è certamente un’esagerazione.

Francia Campione 1998 - 2018

Francia Campione 1998 – 2018

In Russia la Francia trionfa in finale sulla Croazia per quattro reti a due. È il Mondiale di Harry Kane, Cristiano Ronaldo, Lukaku, Griezmann, Mbappè, Cavani, ma soprattutto di Modric, Rakitic, Brozovic, Perisic e Mandzikic che portano la Croazia in finale. Una squadra che non risulta tra le più quotate ma con un gioco bello e aggressivo si è portata fino alla finale. Durante la partita il pallino del gioco per la maggior parte del tempo è della Croazia, ma la Francia segna e continua a segnare. Deschamps intanto ha le mani sul trofeo sia da allenatore che da giocatore. Équipe de France de football ha una rosa molto forte Lloris, Pavard, Varane, Umtiti, Hernandez, Kantè, Pogba, Nzonzi, Matuidi, Mbappè, Giroud e Griezmann.

I galletti hanno già vinto la coppa nel 1998 ed è il Paese che organizza l’evento. All’epoca, la vittima in finale il è Brasile di Ronaldo – Luís Nazário de Lima. Terza qualificata è la Croazia che si impose sull’Olanda. France 1998 è l’anno di Zidane. Tanto per non farci mancare i ricordi, l’Italia è eliminata dalla Francia ai quarti. Lo scontro termina in pareggio 0-0 con Baggio che sfiora il gol negli ultimi minuti, poi perdiamo ai rigori. A non centrare la porta stavolta sono Albertini e Di Biagio. Baggio, Costacurta e Vieri segnano, ma non basta.

La Francia partecipa a quindici Campionati del Mondo e ne vince due. Vince due edizione su dieci Campionati d’Europa. Platinì che in carriera non è riuscito a vincere un Mondiale, è in tribuna come dirigente UEFA ma tra il 1988 e il 1994 grazie al suo talento la Francia conquista un quarto posto al Mundialito spagnolo, è campione nel 1984 e ottiene una medaglia di bronzo in Messico ’86. Poi inizia una fase oscura per il calcio d’oltre alpe. Alla fine degli anni ’90 e inizio 2000 il calcio francese torna al top.

La Croazia è stata fondata negli anni ’90 e ha partecipato per la prima volta nel 1994 alle qualificazioni degli Europei 1996; tra le squadre che facevano parte della rappresentativa di Jugoslavia la Croazia ha ottenuto migliori risultati.

 

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Apr 22, 2020 - anni 90, Baggio, BFC, Bologna, Calcio    Commenti disabilitati su Baggio un fuoriclasse rossoblu e dai mille colori

Baggio un fuoriclasse rossoblu e dai mille colori

Nell’estate del ’97 a Bologna c’è un’atmosfera frizzante, il Presidente Gazzoni presenta il neo acquisto della squadra: Roberto Baggio. La piazza lo accoglie con grandissimo fervore. Da poco più di 19.000 abbonati  della stagione precedente si passa a 27.344. Un incremento notevole, ma la classe paga e il Baggio Nazionale ne ha da vendere. La squadra è discreta per affrontare il campionato di Serie A. L’allenatore è Ulivieri, il grande professore che prende in mano le redini del Bologna nel 1994 in serie C1 e si classifica primo,

Il Numero 10

Il Numero 10

l’anno seguente vince anche il torneo cadetto. Nel 96-97 si classifica al settimo posto e giunge in semifinale in Coppa Italia, perdendo a pochi minuti dal fischio finale. Tra i pali c’è Sterchele perchè Antonioli è vittima di un lungo infortunio. Poi ancora Carnasciali, Mangone, Paganin, Torrisi, Marocchi, Cristallini, Magoni, Fontolan, Nervo, Kolyvanov e Andersson. Chi fa la differenza è Roberto Baggio. Nel Milan non aveva molte possibilità di giocare per via della folta rosa. A fine campionato si tengono i Mondiali di Francia e Divin Codino ci vuole essere. Sceglie il Bologna per poter mettersi in mostra, non esistono ostacoli per il campione. Quando Ulivieri decide di tenerlo in panchina per la partita contro la Juventus, con personalità, lascia il ritiro e non si presenta il giorno della gara. Un giocatore di quel livello non si può e non si deve mettere in ombra neanche per qualche minuto, l’allenatore si chiarisce e il girone di ritorno del Bologna è da record per la società e si qualifica per partecipare all’intetoto pallonebacon Baggio che diventa capocannoniere con 33 gol; è suo il posto nella rosa della nazionale. L’attaccante ha un piede unico ed educato, vederlo giocare ogni domenica è un piacere assoluto per tutti i calciofili, infatti riceve applausi e acclamazioni da molte compagini di tifosi anche di altre squadre. La sua visione di gioco unica e irripetibile, ripaga il pubblico pagante di quanto speso per assistere. Quella giocata che nessuno può prevedere, lui la gioca e lancia giocatori veloci come Nervo, Fontolan, Kolyvanov. Si procura punizioni, falli, rigori, mette gli altri giocatori in condizione di segnare, poi rimangono le sue giocate confuse quasi tra i sogni. Roberto Baggio è nato in provincia di Vicenza il 18 febbraio 1967, la sua tecnica e l’intelligenza calcistica gli permette di spaziare in ruoli sia in centrocampo che in attacco. Inizia la carriera nella Lanerossi Vicenza che tutti ricordano per un altro campione del passato: Paolo Rossi. Si vede che in zona tira aria di gol. Il Divin Codino passa successivamente alla Fiorentina dove lascia un segno importante per i tifosi, poi Juventus, Milan e Inter per chiudere la carriera nel Brescia. Ai mondiali del ’90 conquista il terzo posto, nel 1993 Vince il Pallone d’oro, nei Mondiali del 1994 negli Stati Uniti la Nazionale di Sacchi trova l’argento, in finale Baresi, Massaro e Baggio sbagliano i rigori e il Brasile vince il titolo.

Stadio Renato Dallara Bologna

Stadio Renato Dallara Bologna

Per Baggio, probabilmente, questa sarà la spinta per partecipare anche a Francia ’98. In discussione con gli allenatori da Lippi, Sacchi, Ulivieri ma per chi ha potuto assistere a una sola sua presenza in campo, se lo ricorderà per sempre. Un uomo che è diventato testimone di pace nel mondo che ha raggiunto le soddisfazioni e i record dei grandi campioni di sempre.

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