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Mag 6, 2020 - anni 90, anni80, cultura, musica, Recensioni e Opinioni, Riflessione Fisiologica, Spettacolo    Commenti disabilitati su MANU CHAO ME GUSTAS TU

MANU CHAO ME GUSTAS TU

megustaÈ il 1988 e come tanti giovani, frequentoavo le discoteche, da qualche anno la musica programmata dai dj sta diventando sempre meno melodica e con scarse variazioni ritmiche. I temi dance mantengono dei loop a 100 di bpm anche per per quattro, cinque minuti. I gusti musicali dei ragazzi stanno cambiando per l’ennesima volta. Nei club il genere house sta segmentando i target, per le città nascono circoli con selezioni che tentano per l’ennesima volta di diversificare il mood asfissiante della musica commerciale.
Sulla scena internazionale si afferma un ciclone culturale: Mano Negra. Ce ne accorgiamo perché ovunque si balla un singolo che spacca veramente “King Kong Five” che inizia con un ritmo beat di batteria cassa rullante e piatti, suoni autentici non sintetici. Il canto è incalzante sullo scandire di un arrangiamento ritmico, il testo appoggia fresco e cadenzato: “Now listen to the beat The beat of the song song Buzzing in my head head like a bum dumb”. Manu Chao leader del gruppo è una forza sul palco, innovativo e travolgente. La canzone ha permesso al pubblico di ballare e conoscere altri generi, esportando fuori dai centri sociali il genere ska e nelle discoteche anche fra le più fighette, si balla perché terminata la traccia “King Kong Five” c’è un brano che lega perfettamente e molti lo lasciano suonare. Patchanka e Puta’s Fever sono i primi due lavori del gruppo e diventa un fenomeno internazionale.
Manu Chao è nato in Francia ma di origini spagnole, anche da solista ottiene sempre grandi successi, i suoi progetti hanno influenze artistiche da tutto il Mondo, i testi delle canzoni portano frasi in diverse lingue. I brani sono contaminati da country, blues, folk, rock, punk, ska, reggae, flamenco e salsa, questo mix viene definito Patchanka, imitato e arrangiato da tantissimi gruppi e in molte salse negli anni 90. La musica di Manu Chao unisce e diventa simbolo di anticonformismo, i brani raccontano l’amore e la condivisione, e nei testi si capisce che è sensibile al tema dell’imigrazione e della povertà nel mondo, viaggia molto in America Latina e in Africa. La sua posizione no-global e la partecipazione al concerto del Genova Social Forum, organizzato in contrasto con la riunione politica del G8 nel 2001, ricordato per gli scontri di Piazza Alimonda, lo elegge a colonna sonora del movimento.
Ogni progetto di Manu Chao è un mondo da scoprire, con influenze di musicisti di diverse etnia, razza e colore. Un genere che rappresenta tutto quello che c’è di bello in questo Mondo. Non può mancare nel 2010 a Playing for Change un mega progetto multimediale bellissimo che porta in scena musicisti di strada di ogni parte del pianeta. Manu Chao è una continua rivelazione ed bellissimo suonare le sue opere e tra un Clandestino e un ukulele, una chitarra flamenca e qualche congas, in una Patchanka: Me gustas tu!

 

#NICOLARIZZOLI

 

Apr 27, 2020 - anni 90, musica    Commenti disabilitati su IL KARAOKE PASSIONE OPPURE COSA STUPIDA?

IL KARAOKE PASSIONE OPPURE COSA STUPIDA?

karaokeNato in Giappone poi diffuso in tutto il Mondo negli anni ottanta. In Italia ha ottenuto grande successo per merito della trasmissione intitolata “Karaoke” e condotta da Fiorello che tra il 1992 e il 1994 è andata in onda tutte le sere alle 20 su Italia1. Tutto quello che tocca Fiorello lo tramuta in oro e questo spettacolo televisivo è stato il suo trampolino di lancio.
In trasmissione sono passati anche Elisa e Tiziano Ferro.
Il karaoke è apprezzato moltissimo da chi ama cantare ma criticato da tantissimi musicisti. Una passione che ha diviso una generazione, inquinato cerimonie e matrimoni. I timpani e i nervi dei vicini sono stati lesionati dagli appassionati canto. Ha divertito migliaia di persone, in alcuni casi, regalato un sogno. Ha incrementato il numero di animatori, creando inflazione fra i musicisti che hanno sempre praticato la classica professione di piano-baristi. Infatti tutti lo snobbano, nessuno lo cerca, ma se l’animatore è bravo a coinvolgere e proporre i giusti brani, la serata diventa piacevole, a patto che chi si esibisce sia intonato. In Giappone riservano a questo intrattenimento piccole stanze, in modo che si riesca a evitare di rompere i timpani agli ospiti che amano non essere disturbati. In Italia invece se in un locale c’è il karaoke, chiunque debba per forza sorbirselo. Vi svelo un segreto: Se siete stati invitati a un matrimonio e il vostro tavolo risulta essere sotto le casse audio, probabilmente non risultate i più simpatici alla coppia che convoglia a nozze. Scherzo ovviamente, o forse no.
L’esercitare l’animazione al pubblico è sempre difficile. Riguardo l’intrattenimento comico e cabaret la risata è appesa un filo e ai lati ci sono l’indifferenza da una parte e la banalità dall’altra. La prestazione musicale è diversa, il dee-jay che programma le basi musicali è soggetto a mille richieste. In sala ci sono persone influenti (i genitori della sposa, gli sposi, chi festeggia la laurea, i parenti del festegg

Audioc

iato) che si alternano continuamente durante la serata a richiedere di alzare o abbassare il livello del volume. Riguardo l’esecuzione canora, viene spesso richiesta una variazione di tonalità che trasforma il suono delle chitarre elettriche in arpe oppure il giro di basso in un ukulele scordato. Cantanti che non azzeccano una nota anche provando 12 tonalità, quelli che provano a imitare il cantante preferito, quelli che cantano in inglese ma sembra abbiano una patata in bocca, quello che prova ad appoggiare il bicchiere di birra, mezzo vuoto, sulla pianola dell’animatore. Gli intrattenitori che dopo qualche ora che un cantante ha deciso di far l’alba con in mano un microfono, si sono rotti le scatole e si siedono a un a tavolo del locale, mangiano, bevono e dicono: Metti su quel che vuoi… canta canta.
Credo che la formula sia ancora molto coinvolgente: Un br

avo trascinatore che durante la cena coinvolge il pubblico con il karaoke per poi trasformarsi in dee-jay programmando musica per balli magari di gruppo, oppure è una moda superata?

Possiamo ritenerci fortunati, se fosse ancora un divertimento diffuso, ai tempi del #lockdown, le bacheche dei social sarebbero state piene di video di cantanti che avrebbero tentato di far presa sul pubblico, nonostante le scarse doti canore, meglio i chitarristi da balcone. Sempre che siano permessi nel prossimo #DPCM.

#NICOLARIZZOLI

 

 

 

Mar 10, 2018 - un Vino e un Vinile, Una Storia    Commenti disabilitati su Anni80

Anni80

“Quindi ci fermiamo al Mac!” disse lui. Lei rispose che I suoi genitori non volevano che si avvelenasse con gli Hamburger e quindi le era vietato frequentare le paninoteche. I genitori di Osiride erano vegani. Carmelo invece era stato svezzato a chianina ed ogni razza bovina presente sul mercato italiano ma erano innamorati e pensarono di andare in qualche ristorante vegetariano o vegano, tipo #Zenzero che si mangia molto bene. Poi però facendo I conti in tasca, con cinque euro a testa l’unico posto che poteva essere a prezzo era la paninoteca. Composero il loro menù meticolosamente pagando alla cassa 10 euro e zero cinque e si sedettero nell’angolo più remoto e lei con il codice dello scontrino andò in bagno almeno due volte in quanto uscirono circa alle 17,00. Poi li trovi in sala Borsa e si muovono come se fosse un luogo di incontri e non di cultura, ma purtroppo la distinzione non c’è. L’intellettuale non ha età e può essere quattro volte maggiorenne e leggersi ogni mattina I giornali, una persona che guarda l’ennesima mostra appesa senza conoscere la differenza fra il pittore #Carducci e il latinista Carracci e la coppia di sbarbi che si siedono al bar di Sala Borsa e mentre fanno meranda con una mano con l’altra si tengono per mano. Alla loro età bevevo già un buon bicchiere di Moscato e ascoltavo #musica #hiphop. I rapper americani e i #fastfood ci avevano colonizzato culturalmente: il tinello era diventato un teen-Nello, le osterie si trasformavano in #winebar e in disco si scimiottava la #breakdance.

VINO: #Moscato è un vino da dolci, da festa di compleanno, da #brindisi. Cercando in qualche piccola produzione contadina si corre il rischio di trovare delle #bottiglie uniche e prodotti qualitativamente altissimi. Il Moscato è per eccellenza, il classico vino da abbinare al dolce. E’ paragonabile al vestito da sposa, bianco e classico. La produzione risale alla Magna Grecia ma a quell’epoca probabilmente l’aroma #dolce si otteneva facendo appassire gli acini per cui il sapore si avvicinava più al vin santo. Oggi la produzione è diffusa in tutto il Mondo e ormai sono moltissime le varietà di Moscato.

45”: Il chitarrista è riconoscibile, ha un tiro esagerato e si chiama Nile Rodgers al suo fiano il basso gruvosissimo di Bernard Edwards. Coppia di musicisti inseparabile e insuperabile del gruppo #CHIC autori di migliaia di successi. Se Nile Rodgers mette le mani sulla chitarra il brano è un successo, una certezza. Purtroppo il basso è scomparso nel 1996. Ma parliamo di “Master Gee” O’Brien, un rapper americano e fondatore del gruppo hip hop The #Sugarhill Gang. Con i rapper Wonder Mike e Big Bank Hank nel 1979 incidono e pubblicano il brano “Rapper’s Delight” prodromo con tecnica rap, insieme a “King Tim III” della “Fatback Band”. Qua si fa la storia! La storia del Genere #HipHop, che ancora oggi resiste. Sulle basi ritmica di tantissimi generi o riff, si è raccontato ogni tema sociale con più o meno cattiveria, con più o meno intensità. Raccontando i propri sogni e portando alla luce i disagi sociali si è creato uno stile che ancora oggi piace e si ascolta, difficilmente si canta o si fischietta, ma che comunque tende a far muovere il busto in senso ritmico. A #NewYork nelle feste di quartiere e nelle feste di strada, i giovani afroamericani e latinoamericani suonando e ballando la breaking già a fine degli #anni’70 trasformano una passione in un genere di tendenza. In questo periodo insieme alla musica e al ballo si sviluppa anche la street art, i murales e il graffitismo. Questo genere trasforma il talento della strada in vero e proprio business, diventando la fortuna economica di molti editori e autori. Per molte persona diventa invece uno stile di vita.

#NicolaRizzoli