In un’altra vita, ammesso che ci sia la possibilità di nascere e morire più volte, penso di aver vissuto in America. Ho studiato per anni la lingua inglese senza buoni risultati, anzi con le difficoltà di un dislessico e senza la capacità di memorizzare i suoni per una corretta pronuncia delle parole, poi in vacanza a NY mi sembrava di essere posseduto da un’anima che parlava perfettamente la lingua e ne capiva anche il senso, dopo poco riuscivo perfino a ragionare nella loro lingua. A parte l’esoterismo e l’orientamento spirituale che ho trasferito in questa introduzione, la cosa mi ha stupito in quanto il cervello nasconde a ognuno di noi delle potenzialità che si scoprono solo in determinati momenti, per cui vale la pena spingersi, esplorare e scoprire qualche nuova dote. Alla base c’è la mia grande passione per la cultura anglosassone. Quella trasferita in centomila film e telefilm che ho divorato fino da bambino. Primo fra tutti “I Jefferson” poi “George e Mildred” “Mork e Mindy” ne potrei elencare tantissimi, compreso il mattone_dramma_adolescenziali come “Dawson’s Creek” che nel riguardarlo vent’anni dopo, scorro veloce le scene in quanto i dialoghi sono eterni, ma le immagini rappresentano brandelli e frammenti di quell’America che tanto mi piace. Mi appassiona la storia da Cristoforo Colombo fino a oggi. Anche se il navigatore genovese è diventato l’icona su cui si scaglia il malcontento del popolo emarginato, anche se non ne capisco il senso.
L’America democratica di Obama, quella di Kennedy, di Marilyn Monroe, quella della tragedia delle Torri Gemelle. L’America dei cow boy e degli indiani, quella dei padri pellegrini della Mayflower, quella degli scandali e dei successi personali e professionali. L’America dalle mille sfaccettature è la mia passione. Ecco perché vorrei narrarvi della mia umile raccolta di cimeli a stelle e strisce, che spazia dalle cartoline, ai francobolli e le monete. Senza tralasciare i Big Jim e tutto ciò che mi porta a sognare.