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Lug 13, 2020 - BFC, Bologna, Calcio, Napoli    Commenti disabilitati su Verso Bologna Napoli

Verso Bologna Napoli

bonaDomenica sera al Tardini di Parma, il Bologna domina per 92 minuti. Gli ultimi due minuti la squadra spegne la luce e prende due gol. Il giorno seguente i tifosi felsinei sono delusi e lasciano commenti devastanti alle radio locali. Una partita ormai vinta, viene gettata alle ortiche nella manciata di minuti finali, è molto avvilente per tutti. Affiorano anche i pensieri che rimangono latenti anche quando il Bologna vince. I giornalisti infieriscono e i temi si moltiplicano, l’amarezza è un faro evidente e prioritario, meno male che si gioca ogni tre giorni e non c’è il tempo per metabolizzare e i tempi di ripresa sono brevi. Che sia un cambio sbagliato, un errore tattico, l’innesto di due giocatori che non viaggiano come vorrebbe l’allenatore. Oppure la posizione di un difensore rispetto l’attaccante, il mediano che non chiude o il portiere che non esce, sono tante le dita puntate ma ormai sono molti gli episodi che certificano l’intermissione ai risultati positivi, i continui black out e questi vuoti all’intensità psicofisica come ha commentato De Leo in conferenza stampa nel post gara. Il Bologna ha dei limiti, si ma quali? Non ci può essere un capro espiatorio perché in ogni gara la ragione è diversa, ma come ben ricordo, in un’intervista rilasciata dopo un incontro nel girone di ritorno dell’anno passato, Poli disse: “Questa squadra deve trovare la continuità.” Era già l’era Mihajlovic e questa ricerca non ha ancora avuto soluzione, anzi sembra che l’allenatore pensi più a fare esperimenti per il prossimo anno, considerando che i cambi sempre al 75°minuto e con giocatori sempre diversi, danno più l’idea di un test che di una tattica che toglie punti di riferimento agli avversari. Ma anche questa è un’illazione che non lascia riscontro. Sinisa è sempre molto enigmatico e non mostra certa il fianco anzi fra le possibili soluzioni depista in maniera fantasiosa, ed evita di commentare di ciò che non funziona anche quando in conferenza stampa gli pongono domande che lo portano a scoprirsi, alza la voce e ruggisce.
Ci sono delle variabili comuni a tutte le squadre, in primis la pausa durata quattro mesi, unica fino a oggi e sicuramente deleteria per gli atleti che in attività non possono fermarsi per un tempo così lungo. In particolare la SERIE A ha un coefficiente di difficoltà molto alto e non permette a nessuna di squadra, nemmeno alla capolista di abbassare la guardia, la risultante come abbiamo già visto è la disfatta. Se i giocatori del Bologna non viaggiano a 1000 per 95 minuti, l’avversario ne approfitta e viceversa. Ma questo calcio estivo lo consente? No ed è evidente come sia atipico questo mini torneo post covid.
L’alta frequenza d’incontri e partite tra giugno e luglio, ovvero ogni tre giorni, con una preparazione non idonea e il lungo stop, senza escludere le alte temperature, non permettono un rendimento sempre al massimo, anche per i top club, infatti in ogni giornata susseguono risultati sempre inattesi e colpi di scena anche fra i due tempi della stessa partita.
Poi c’è lo stadio vuoto e senza pubblico, che cambia l’incidenza nel fattore casa e fuori.
Un mini torneo divertente per gli sportivi che amano le competizioni. Fino alle ultime giornate riserverà qualcosa d’inatteso. Le prossime gare per il Bologna sono Napoli, Milan e Atalanta. Sulla carta e durante una normalissima stagione di SERIE A dovrebbero essere a sfavore degli Emiliani ma nel post Covid potrebbero riservare tante sorprese.
Per il Bologna, occhio ai cartellini per i diffidati: Dijks, Medel, Palacio. In infermeria abbiamo Bani ed è difficile il recupero di Poli, Santander e Schouten. La squadra è al decimo posto in classifica e Cagliari e Parma hanno il fiato sul collo dei rossoblu. Dovranno fare bella figura.
Il Napoli è al 6° posto a due punti sopra il Milan e due punti dalla Roma, Llorente è out mentre i diffidati sono Di Lorenzo, Mertens, Milik, Zielinski. Vengono per vincere e il talento in rosa non manca, nemmeno la grinta di Gattuso.
MERCOLEDI’ 15 Luglio 2020 BOLOGNA – NAPOLI ore 19,30 trasmessa da DAZN

 

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Giu 21, 2020 - BFC, Bologna, Calcio, Juventus    Commenti disabilitati su LUNEDI’ SERA BOLOGNA JUVENTUS

LUNEDI’ SERA BOLOGNA JUVENTUS

Lunedì 22 giugno 2020 alle ore 21,45 allo stadio Dall’Ara scenderanno in campo Bologna e Juventus.
Bologna Juventus
Mihajlovic in conferenza stampa richiede motivazione ai propri giocatori, portando l’esempio della Stella Rossa quando vinse la Coppa Campioni, proprio durante il conflitto in Jugoslavia, sottolineando il suo concetto profondo del calcio e di ciò che può regalare ai tifosi una vittoria. Poi commenta: “Qualche Gol lo prendiamo sempre per cui dobbiamo giocare in attacco, se diventiamo attendisti è per merito dell’avversario”. Ribadisce che lo stile di gioco del suo Bologna è offensivo: “Si gioca per vincere e non per non perdere” e di questo Sarri ne è a conoscenza. Entrambi gli allenatori esprimono la loro curiosità sulla preparazione e cosa riserva questo periodo dopo lockdown. La Juventus dovrebbe trovare il top delle prestazioni entro i prossimi dieci giorni e potrebbe riuscire a raggiungere il massimo della forma. Infatti contro Milan e Napoli la prestazione migliore, ha avuto una durata limitata al 30%. Per i rossoblu sarà la prima partita di campionato di massima serie dopo la ripresa. Attualmente si trovano al decimo posto della classifica dopo 26 partite giocate, ovvero una in più rispetto alle altre squadre di quella zona di piazzamento. Ci sono nove punti dalla retrocessione e quattro dall’Europa infatti il Napoli vincendo la Coppa Italia permette alla squadra classificata al settimo posto di partecipare ai tornei internazionali, con dodici incontri da disputare. Tutto è possibile, anche in vetta che la differenza punti tra Juventus e Lazio è di un solo punto e l’Inter si riporta a ridosso.

La formazione probabile potrà essere Skorupski in porta, Tomiyasu a destra, Danilo e Denswil centrali, Dijks a sinistra che ormai si è ripreso dal lungo infortunio; Medel e Poli al centro; Orsolini, Soriano, Sansone dietro a Barrow prima punta. Alcuni puntano su Palacio, Mbaye, Dominguez dal primo minuto. Mihajlovic evidenzia che scenderà in campo chi sarà in condizione ottimale ma i cinque cambi daranno possibilità a tutti anche i ragazzi della primavera. A disposizione Da Costa, Svanberg, Corbo Juwara, e Krejčí che potrebbe essere una valida opzione a Dijks. Bani, Santander e Schouten sono squalificati e Skov Olsen è fuori per almeno un mese per un infortunio. La Juventus non ha squalificati ma solo alcuni infortunati Khedira, Demiral e Alex Sandro mentre Higuain torna in panchina.
Sotto le due Torri si respira dell’ottimismo, un po’ con la speranza di fare una buona prestazione, un po’ perchè il sogno di vincere contro la Juve non si avvera dal febbraio 2011 con la doppietta di Di Vaio mentre ce ne sarebbe un gran bisogno. I bolognesi però sono anche scaramantici e l’entusiasmo viene frenato dalla possibilità di subire un’umiliazione dovuta alla Juve che dovrà riscattarsi. Comunque vada speriamo sia una partita entusiasmante che tenga gli spettatori di Sky, incollati al televisore. L’arbitro designato è Gianluca Rocchi con Longo e Lo Cicero. Il quarto uomo è Rapuano, Galletto e Chiffi al VAR.

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Apr 22, 2020 - anni 90, Baggio, BFC, Bologna, Calcio    Commenti disabilitati su Baggio un fuoriclasse rossoblu e dai mille colori

Baggio un fuoriclasse rossoblu e dai mille colori

Nell’estate del ’97 a Bologna c’è un’atmosfera frizzante, il Presidente Gazzoni presenta il neo acquisto della squadra: Roberto Baggio. La piazza lo accoglie con grandissimo fervore. Da poco più di 19.000 abbonati  della stagione precedente si passa a 27.344. Un incremento notevole, ma la classe paga e il Baggio Nazionale ne ha da vendere. La squadra è discreta per affrontare il campionato di Serie A. L’allenatore è Ulivieri, il grande professore che prende in mano le redini del Bologna nel 1994 in serie C1 e si classifica primo,

Il Numero 10

Il Numero 10

l’anno seguente vince anche il torneo cadetto. Nel 96-97 si classifica al settimo posto e giunge in semifinale in Coppa Italia, perdendo a pochi minuti dal fischio finale. Tra i pali c’è Sterchele perchè Antonioli è vittima di un lungo infortunio. Poi ancora Carnasciali, Mangone, Paganin, Torrisi, Marocchi, Cristallini, Magoni, Fontolan, Nervo, Kolyvanov e Andersson. Chi fa la differenza è Roberto Baggio. Nel Milan non aveva molte possibilità di giocare per via della folta rosa. A fine campionato si tengono i Mondiali di Francia e Divin Codino ci vuole essere. Sceglie il Bologna per poter mettersi in mostra, non esistono ostacoli per il campione. Quando Ulivieri decide di tenerlo in panchina per la partita contro la Juventus, con personalità, lascia il ritiro e non si presenta il giorno della gara. Un giocatore di quel livello non si può e non si deve mettere in ombra neanche per qualche minuto, l’allenatore si chiarisce e il girone di ritorno del Bologna è da record per la società e si qualifica per partecipare all’intetoto pallonebacon Baggio che diventa capocannoniere con 33 gol; è suo il posto nella rosa della nazionale. L’attaccante ha un piede unico ed educato, vederlo giocare ogni domenica è un piacere assoluto per tutti i calciofili, infatti riceve applausi e acclamazioni da molte compagini di tifosi anche di altre squadre. La sua visione di gioco unica e irripetibile, ripaga il pubblico pagante di quanto speso per assistere. Quella giocata che nessuno può prevedere, lui la gioca e lancia giocatori veloci come Nervo, Fontolan, Kolyvanov. Si procura punizioni, falli, rigori, mette gli altri giocatori in condizione di segnare, poi rimangono le sue giocate confuse quasi tra i sogni. Roberto Baggio è nato in provincia di Vicenza il 18 febbraio 1967, la sua tecnica e l’intelligenza calcistica gli permette di spaziare in ruoli sia in centrocampo che in attacco. Inizia la carriera nella Lanerossi Vicenza che tutti ricordano per un altro campione del passato: Paolo Rossi. Si vede che in zona tira aria di gol. Il Divin Codino passa successivamente alla Fiorentina dove lascia un segno importante per i tifosi, poi Juventus, Milan e Inter per chiudere la carriera nel Brescia. Ai mondiali del ’90 conquista il terzo posto, nel 1993 Vince il Pallone d’oro, nei Mondiali del 1994 negli Stati Uniti la Nazionale di Sacchi trova l’argento, in finale Baresi, Massaro e Baggio sbagliano i rigori e il Brasile vince il titolo.

Stadio Renato Dallara Bologna

Stadio Renato Dallara Bologna

Per Baggio, probabilmente, questa sarà la spinta per partecipare anche a Francia ’98. In discussione con gli allenatori da Lippi, Sacchi, Ulivieri ma per chi ha potuto assistere a una sola sua presenza in campo, se lo ricorderà per sempre. Un uomo che è diventato testimone di pace nel mondo che ha raggiunto le soddisfazioni e i record dei grandi campioni di sempre.

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Apr 19, 2020 - Calcio    Commenti disabilitati su Il CALCIO TOTALE, TOTALE PASSIONE

Il CALCIO TOTALE, TOTALE PASSIONE

pallone Il mio primo ricordo calcistico riguarda i boati del pubblico pagante in Curva Andrea Costa dello Stadio Comunale di Bologna, che facevano vibrare le finestre di casa, infatti abitavo a pochi passi dall’impianto sportivo. In gioventù era possibile entrare allo stadio e assistere gratis agli ultimi minuti di partita perché venivano aperti i cancelli. Ora sarebbe impensabile. Con il passare degli anni, Bologna ha subito un enorme mutamento. È cambiata la gente che gira e che vive nel centro storico, è cambiato tutto tranne i tifosi, che da allora non sono mai cambiati, anche se sono passati i decenni. A Bologna può cambiare tutto: l’architettura, la cultura, la politica tranne la cucina e il calcio. Questi due aspetti culturali rimarranno sempre marcati e vivido, vissuti con un’atmosfera tutta particolare. Credo anche nella altre piazze come Roma, Firenze, Genova, Bergamo, Torino, Milano e in tutta Italia, il tempo trasforma e cambia gli italiani ma la passione per il calcio mantiene ancorati ad alcune tradizioni. Nel tempo questi modi di vivere e di essere saranno inalterati.

Negli anni settanta giocavo a pallone con delle scarpe poco eleganti, ereditate da un mio amico a cui era cresciuto il piede più in fretta. Con quelle scarpe con sei tacchetti, da campo pesante, ci feci due campionati poi ne comprai delle altre nuove. Giocavamo sempre a calcio, ovunque trovassimo uno spiazzo accessibile. Nei cortili della parrocchia, delimitando le porte con due sassi e giocando anche in una ventina in un rettangolo di asfalto largo come un campo da calcetto. Per spiare qualche attimo di partita, si andava lungo i portici della Basilica di San Luca perché da li si poteva scorgere un pezzetto di campo, almeno fino alla ristrutturazione dell’impianto sportivo, avvenuta con i Mondiali del ’90.

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Qualche volta si andava ad assistere alla partita, non come lo zio eche aveva abbonato tutta la famiglia, con mio padre, in quel periodo si ascoltava la radio. La trasmissione era “Tutto il calcio minuto per minuto” con gli interventi da tutti i campi di Enrico Ameri, Nicolò Carosio, Sandro Ciotti. Nel tardo pomeriggio in televisione guardavamo la Domenica Sportiva con Paolo Valenti. Mi ricordo un pomeriggio, a fine allenamenti della squadra, che con alcuni amici, andammo a chiedere l’autografo a Zinetti, a Chiodi, a Colomba. Poi il debutto di Roberto Mancini, avevo dieci anni, ma chi se lo scorda? Chiesi l’autografo anche a lui, senza neanche sapere chi era e chi sarebbe diventato.

Ho appena rivisto il documentario “Il profeta del gol” di Sandro Ciotti, mi sono tornati alla mente tanti ricordi. La sigla iniziale composta da Bruno Martino è una perfetta macchina del tempo che traghetta a metà degli anni settanta. Il film racconta della nazionale olandese quale perfetta espressione del calcio totale, lo stile di gioco che fa ruotare i ruoli, avvicendando le posizioni degli atleti. Racconta di Johan Cruijff considerato un calciatore fra i migliori di tutti i tempi. Ciotti intervista Zoff, Mazzola Chinaglia, Rivera e il grande Giacomo Bulgarelli. Ripercorre le gesta della Nazionale dei Paesi Bassi rivelazione del Mondiale 74 in Germania e del 78 in Argentina classificandosi per entrambe l’edizioni al secondo posto. Forse Cruijff è un dei primi ricordi del calcio stellare, uno sport che a quei tempi aveva una dimensione più umana. Una grande passione che non potrà mai mutare.

 

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