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Apr 26, 2020 - anni 90, anni80, Baggio, BFC, Bologna, Calcio    Commenti disabilitati su I NUMERI DELLA SERIE A: LO SCUDETTO

I NUMERI DELLA SERIE A: LO SCUDETTO

numeriIl calcio moderno nasce in Inghilterra nella seconda metà dell’800, in un pub di Londra il Freemasons’ Tavern Great Queen Street. A incontrarsi sono i delegati di undici squadre, fondano la Football Association e si accordano sul primo regolamento ufficiale la data riportata è il 26 ottobre 1863. Viene distinto dal rugby in cui si vuole mantenere sia l’uso dei piedi che delle mani. Dai regolamenti di allora si evince che il calcio conserva ancora le caratteristiche di gioco molto spigoloso, infatti vengono tollerati calci e sgambetti ai possessori di palla. In Inghilterra lo sport si espande a macchia d’olio, viene praticato dagli studenti universitari. In Italia l’organizzazione del primo campionato risale al 1898. I primi tre campionati li vince il Genoa, ma a parteciparvi sono solo quattro squadre di Torino poi di Milano.

La Juventus ha vinto trentacinque titoli ufficiali, è ormai nota la revoca dello scudetto 2004-2005 dovuta allo scandalo “Calciopoli” del 2006 in cui si sono state coinvolte diverse squadre del campionato italiano. A eguagliare questo numero sono la somma delle vittorie delle due milanesi, che risultano essere diciotto a testa. L’Inter è l’unico club che non ha mai disputato la serie cadetta e come il Sassuolo non sono mai retrocessi. Il record per le vittorie consecutive è dei bianconeri che dal 2012 vincono il tricolore ogni anno. Il Genoa ha vinto nove scudetti, sei edizioni delle prime sette, in seguito se ne aggiudica altri tre.

Il Torino e il Bologna hanno entrambi vinto sette scudetti. Il torneo 1926-27 è stato oggetto del primo scandalo legato al calcio in quanto alcuni campioni hanno fatto in modo di perdere le partite per far vincere il Torino per ovvi motivi di denaro. Il Bologna anche se si classifica al secondo posto, si decide che il titolo non viene assegnato in quanto il torneo risulta falsato, ancora oggi dopo quasi un secolo è un tema dibattuto. A Bologna il 29 maggio 1927 è stato inaugurato il Litorale. Dal 1983 la struttura sportiva porta il nome di Renato Dall’Ara, il presidente morto il 3 giugno 1964, tre giorni prima la conquista dello scudetto della sua squadra. Infatti il Bologna il 7 giugno 1964 vincendo lo spareggio contro l’Inter per 2-0 si aggiudica il titolo.

Il Campionato del Bologna 1963-64 rappresenta il più alto ricordo tra i tifosi nati intorno agli anni cinquanta, che rammentano la formazione a memoria: Negri in porta Furlanis, Pavinato, Janich, Tumburus, Fogli, Bulgarelli, Perani, il tedesco Haller, il danese Nielsen, Pascutti; l’allenatore è Bernardini. Le immagini di quei momenti sono fissate nelle loro menti, diventano un’ancora per tornare indietro nel tempo, magari quando allo stadio ci andavano accompagnati dal padre. Il commento ricorrente è legato alla speranza di poter tornare a rivere quella gioia di allora che sembra essere più concreta dopo la presidenza Joey Saputo.

Anche la Pro-Vercelli vince sette scudetti e l’ultimo l’ottiene negli anni ’20. Il Casale vince nel 1914 e la Novese nel 1922. Nell’era moderna la classifica vede la Roma con tre; Napoli, Lazio e Fiorentina con due e con un titolo vinto, troviamo:

  • Il Cagliari di Gigi Riva vince il trofeo 1969-70 lasciandosi alle spalle Inter, Juventus e Milan, il Bologna si classifica decimo a pari punti con la Roma.
  • Il Verona allenato da Osvaldo Bagnoli compie un miracolo e si aggiudica il campionato 1984-85 Garella, Ferroni Volpati, Tricella, Fontolan, Briegel, Marangon, Fanna, Galderisi, Di Gennaro, Elkjær. Il Napoli acquista Maradona ma si classidica ottavo. La Juventus di Rossi, Boniek e Platinì giunge al sesto posto ed è concentrata sulla Coppa dei Campioni che arriva in finale contro il Liverpool. Purtroppo rimangono vividi in memoria i tristi eventi che hanno avuto luogo allo stadio di Bruxelles il 29 maggio 1985. Il Bologna arriva nono nella serie cadetta ma il 28 agosto 1985 riesce a battere il Verone Campione d’Italia nel Girone di qualificazione per la Coppa Italia ma non passa il turno.

 

La Sampdoria l’unico titolo lo vince nella stagione 1990-91. L’allenatore è il grandissimo Vujadin Boškov; la rosa è fenomenale: Pagliuca, Mannini, Invernizzi, Pari, Vierchowod, Pellegrini, Cerezo, Lombardo, Dossena, Vialli, Mancini. La Samp è prima davanti a Milan, Inter e Genoa. Il Parma di Nevio Scala è sesto. La Juventus è settima davanti a Napoli Roma Atalanta e Lazio. Il Bologna retrocede per la seconda e con la presidenza di Corioni e nel 1993 decretano il fallimento del club. Nel 1993 Giuseppe Gazzoni Frascara con alcuni imprenditori felsinei rilevano la società e fondano il Bologna Football Club 1909 ridando lustro alla squadra, portando in città giocatori del livello di Beppe Signori e Roberto Baggio.

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Apr 19, 2020 - Calcio    Commenti disabilitati su Il CALCIO TOTALE, TOTALE PASSIONE

Il CALCIO TOTALE, TOTALE PASSIONE

pallone Il mio primo ricordo calcistico riguarda i boati del pubblico pagante in Curva Andrea Costa dello Stadio Comunale di Bologna, che facevano vibrare le finestre di casa, infatti abitavo a pochi passi dall’impianto sportivo. In gioventù era possibile entrare allo stadio e assistere gratis agli ultimi minuti di partita perché venivano aperti i cancelli. Ora sarebbe impensabile. Con il passare degli anni, Bologna ha subito un enorme mutamento. È cambiata la gente che gira e che vive nel centro storico, è cambiato tutto tranne i tifosi, che da allora non sono mai cambiati, anche se sono passati i decenni. A Bologna può cambiare tutto: l’architettura, la cultura, la politica tranne la cucina e il calcio. Questi due aspetti culturali rimarranno sempre marcati e vivido, vissuti con un’atmosfera tutta particolare. Credo anche nella altre piazze come Roma, Firenze, Genova, Bergamo, Torino, Milano e in tutta Italia, il tempo trasforma e cambia gli italiani ma la passione per il calcio mantiene ancorati ad alcune tradizioni. Nel tempo questi modi di vivere e di essere saranno inalterati.

Negli anni settanta giocavo a pallone con delle scarpe poco eleganti, ereditate da un mio amico a cui era cresciuto il piede più in fretta. Con quelle scarpe con sei tacchetti, da campo pesante, ci feci due campionati poi ne comprai delle altre nuove. Giocavamo sempre a calcio, ovunque trovassimo uno spiazzo accessibile. Nei cortili della parrocchia, delimitando le porte con due sassi e giocando anche in una ventina in un rettangolo di asfalto largo come un campo da calcetto. Per spiare qualche attimo di partita, si andava lungo i portici della Basilica di San Luca perché da li si poteva scorgere un pezzetto di campo, almeno fino alla ristrutturazione dell’impianto sportivo, avvenuta con i Mondiali del ’90.

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Qualche volta si andava ad assistere alla partita, non come lo zio eche aveva abbonato tutta la famiglia, con mio padre, in quel periodo si ascoltava la radio. La trasmissione era “Tutto il calcio minuto per minuto” con gli interventi da tutti i campi di Enrico Ameri, Nicolò Carosio, Sandro Ciotti. Nel tardo pomeriggio in televisione guardavamo la Domenica Sportiva con Paolo Valenti. Mi ricordo un pomeriggio, a fine allenamenti della squadra, che con alcuni amici, andammo a chiedere l’autografo a Zinetti, a Chiodi, a Colomba. Poi il debutto di Roberto Mancini, avevo dieci anni, ma chi se lo scorda? Chiesi l’autografo anche a lui, senza neanche sapere chi era e chi sarebbe diventato.

Ho appena rivisto il documentario “Il profeta del gol” di Sandro Ciotti, mi sono tornati alla mente tanti ricordi. La sigla iniziale composta da Bruno Martino è una perfetta macchina del tempo che traghetta a metà degli anni settanta. Il film racconta della nazionale olandese quale perfetta espressione del calcio totale, lo stile di gioco che fa ruotare i ruoli, avvicendando le posizioni degli atleti. Racconta di Johan Cruijff considerato un calciatore fra i migliori di tutti i tempi. Ciotti intervista Zoff, Mazzola Chinaglia, Rivera e il grande Giacomo Bulgarelli. Ripercorre le gesta della Nazionale dei Paesi Bassi rivelazione del Mondiale 74 in Germania e del 78 in Argentina classificandosi per entrambe l’edizioni al secondo posto. Forse Cruijff è un dei primi ricordi del calcio stellare, uno sport che a quei tempi aveva una dimensione più umana. Una grande passione che non potrà mai mutare.

 

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